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La Storia dei trulli

I trulli sono delle antiche costruzioni realizzate in pietra, a secco, risalenti ad epoca protostorica, presenti in Puglia, Spagna, Scozia, Dalmazia, Siria, Libia, Sud Africa ed in alcune altre aree del Mediterraneo, famoso il villaggio di Harran in Turchia, costituito da migliaia di trulli. Già in questo periodo, infatti, erano presenti degli insediamenti che utilizzavano costruzioni a “tholos”, usate anche per seppellire i defunti. Un esempio per tutti la tomba a tholos in Micene, Grecia, detta Tesoro di Atreo, del re Agamennone. Il termine “trullo” deriva dal greco “thrullos” ed indicava generalmente una cupola posta su di una tomba, o indicava antiche costruzioni coniche in pietra a secco ricavate dalle rocce calcaree delle Murge.

Le origini e la datazione dei trulli è ancora oggi oggetto di studio ed argomento molto controverso. Si tratta di semplici e primitivi ripari di fortuna, delle vere e proprie capanne in pietra con base circolare. I primitivi trulli pugliesi vennero edificati da contadini e pastori con le pietre raccolte sul posto, nei poderi stessi. Costituiti inizialmente da un solo vano, erano utilizzati come ricovero temporaneo di attrezzi e bestiame. Nel corso del tempo la tipologia subì una lenta evoluzione arrivando a diventare abitazioni di più ambienti, costituite da un vano principale, più altri vani minori perimetrali come le alcove.

La diffusione dei trulli in Puglia fu provocata dal fenomeno del frazionamento del fondo feudale, che portò all’insediamento sparso nelle campagne e allo sfruttamento agricolo di terreni in precedenza incolti, con la necessità di costruire ricoveri per ogni podere.

Tuttavia i trulli più antichi che troviamo oggi ad Alberobello, detta la “Capitale dei trulli”, risalgono al XIV secolo, e sono stati inseriti dall’Unesco nella World Heritage List, essi sono l’esempio più rappresentativo di questa tipologia di costruzione, diffusasi tra la Murgia e la Valle d’Itria, non si hanno pertanto testimonianze di trulli millenari. Tra storia e leggenda possiamo pensare che i trulli siano frutto di una strategia del Conte Giovanni d’Aragona, detto “il guercio”, che nel XIV secolo volendo rendere questo feudo indipendente dalla corte di Napoli, che aveva imposto un tributo sulle costruzioni, costrinse i suoi sudditi ad impiegare pietre a secco senza utilizzo di malta, per le dimore. In questo modo, in caso di ispezioni da parte dei delegati del regno di Borbone, i trulli potevano essere smontati e rimontati in poche ore.

Per la costruzione di un trullo è necessario individuare un terreno solido dove mettere le fondamenta, successivamente vengono eretti i muri di pietra di forma tonda o cubica, senza l’ uso di alcun legante.

I materiali sono tutti naturali: pietre, costituite da lastre calcaree, dette chiancarelle, di spessore variabile, presente nei terreni o facilmente estraibili da cave poste a limitata profondità, bolo e calce o latte di calce con il quale vengono imbiancati. La spessa muratura portante, fatta di grossi blocchi presenta un’intercapedine riempita da pietre di minore grandezza e terriccio. Il notevole spessore murario e la particolare tipologia costruttiva creano equilibri termici all’interno dell’ abitazione modulando caldo e freddo a seconda delle stagioni. Dopo queste prime fasi si costruisce il cono del trullo sistemando le pietre una sull’ altra, restringendo sempre di più gli anelli del cerchio, affinché questa inclinazione impedisca all’ acqua piovana di entrare nei trulli. Una volta terminato il trullo, in cima al cono viene abitualmente inserito un “pinnacolo”, elemento cuspidato, composto nella maggior parte dei casi da quattro elementi, che blocca gli ultimi filari di chianche, con la funzione di abbellire il trullo stesso e non solo.

Per alcuni studiosi sono una sorta di marchio, posto dai differenti trullari ( maestri costruttori) per contraddistinguere il proprio lavoro, o un semplice elemento decorativo prescelto dai proprietari della casa con valore propiziatorio o scaramantico.

Per altri, la loro origine è da ricondurre ad una primitiva simbologia magica, sia di origine pagana che di origine cristiana. A questi simboli disegnati sulle chiancarelle utilizzando la calce si attribuiscono vari significati. Le forme che li caratterizzano, ovvero il disco, la sfera, il cono la piramide a base quadrata o triangolare , anticamente erano connesse al culto solare, praticato dai popoli agricoli primitivi e documentati in Puglia fino al I secolo a. C. Talora questi simboli sono sormontati da una croce, perché l’ antico valore magico poi sarebbe stato sostituito, progressivamente da una interpretazione religiosa.

Sui trulli pugliesi sono stati individuati circa duecento segni, tra quelli ancora in uso e quelli descritti dagli storici del passato. L’ antica credenza popolare, considerava questi segni dotati di particolare virtù magiche, capaci di allontanare le influenze maligne, perciò con un forte valore apotropaico, anche se oggi sono a prevalenza cristiana, astrologica, zodiacale o planetaria. Anticamente si viveva in funzione del buon esito di un raccolto, temendo quindi influenze o stagioni avverse ci si affidava a questi simboli scaramantici. Alcuni simboli sono tutt’oggi di difficile interpretazione poiché insoliti e rudimentali intrecci di linee curve e diritte, di circoli e triangoli , ma presenti su vasi apuliani o pareti interne di tombe primitive, che confermerebbero la loro arcaicità. A volte questi simboli sono frutto della fantasia del proprietario del trullo per indicare l’ attività lavorativa dello stesso. Non mancano infine fiori, cuori lune o stelle.




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